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Alcara li Fusi sorge in una suggestiva vallata della catena dei Nebrodi, fra Militello Rosmarino e San Fratello. Il Paese, oltre che per la sua ricca ed antichissima storia è noto per le sue numerose, freschissime, e purissime sorgenti di acqua.
Il paesaggio è caratterizzato da una ricca flora di oliveti, di frutteti e di orti, degradanti verso la sponda destra del fiume Rosmarino. Il paesaggio di Alcara Li Fusi e buona parte del più ampio comprensorio di cui fa parte, è posto all’interno del Parco dei Nebrodi. Nella sua interezza, è caratterizzato dalla presenza di rocce imponenti (come il Monte Crasto e la Roccia del Calanna), che come aspetto hanno molte similitudini con le dolomiti. Degni di nota sono anche i boschi degli ex feudi Scavioli e Trombetta, il Passo Miraglia ed il Monte Soro. Da non dimenticare anche la grotta del Lauro posta a pochi chilometri al centro di Alcara. La grotta, ancora non del tutto esplorata, presenta al suo interno numerose stalattiti e stalagmiti. Recentemente sono state rinvenute, dentro la grotta, delle importanti tracce di alto interesse biologico. Alcara, come abbiamo detto, è un centro di antichissima fondazione. L'abitato è attraversato, da un capo all'altro, dalla via "Roma". Ma la vera, l'autentica Alcara Li Fusi, è nei vicoli: in quei vicoli scoscesi, dove si respira un silenzio che sà di antico, di estatico, di eterno, in armonia con la solitudine delle soglie, delle finestre, dei balconi, delle sbrecciate facciate bianche e gialle.
Alcara Li Fusi sorge alle falde della catena del Re, in vista della valle del fiume Rosmarino, l'antico Chida. Le prime notizie certe si hanno già nel 1072 quando fu donata dal Conte Ruggero al Vescovo di Troina. Il primo nucleo degli abitanti di Alcara si fa risalire al secolo III a.C., e si intreccia con la leggenda di Enea. Narrano infatti Plinio e Dionisio d'Alicarnasso che dopo la distruzione di Troia fra i seguaci di Enea vi fosse un certo Patrone, nativo della città di Turio e perciò detto Turiano. Patrone, spingendosi all'interno, trovò un luogo riparato dai venti aquilonari e ricco di fresche sorgenti e costruì un Castello da lui detto Turiano, ove presero dimora alcuni suoi compagni, che costituirono il primo nucleo etnico del Borgo Turiano che poi divenne Alcara. 
Ben presto Alcara divenne una città molto importante. la popolazione, oltre a coltivare la terra, si dedicava all'industria del legno, che si trovava facilmente nei boschi vicini. Molto fiorente, a quei tempi, era l'industria dei fusi, da cui Alcara prese il nome. Nel 682 d.C., sotto il pontificato di Leone II, Alcara fu creata sede vescovile. Il più insigne fra i prelati che amministrarono la Diocesi fu San Teodoro, il quale partecipò al Concilio Niceno II, distinguendosi tra i padri conciliari per aver letto all'assemblea la definizione emessa in difesa della venerazione delle sacre immagini. Caratteristica, ad Alcara, è la festa dei "Muzzuna". 
Fra gli uomini di cultura, di cui Alcara, ricordiamo: Padre Cusmano, monaco basiliano, autore di un'opera in lingua greca sulla vita di San Nicolò di Politi; Vincenzo Gallo, sacerdote, musicista, maestro e direttore di canto presso la Regia cappella Paladina a San Pietro in Palermo, autore di un primo libro di madrigali a 5 voci, di una Messa prima cantata a 8 voci, e di una seconda a 12 voci in 3 cori; Natale Donadei, medico e poeta latino, autore di un poema epico sacro in 13 libri intitolato "De Bello Christi"; Giuseppe Riccardo, sarcedote dei Minori Conventuali, laureato in Sacra Teologia a Roma, oratore fecondo sui pulpiti delle principali città d'Italia e della Sicilia; Filippo Salerno , sacerdote dei Minori Conventuali, dottore in Teologia, autore di molte opere, di cui la principale è "Le due battaglie di due Serafini in cielo e in terra per la difesa dell'Immacolata Concenzione di Maria"; Michele Boa, filosofo, teologo e medico, insignito dal Papa Innocenzo I dell'onorificenza di Cavaliere dello Sperone d'Oro e nominato successivamente dal Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri Gerosolomitani professore di Medicina a Malta.
Fra gli uomini di cultura di epoca più recente, segnaliamo lo scrittore e poeta Basilio Bontempo, autore di "Ricordi e visioni del mio paese" (1950).


ARTE E CULTURA

Monumenti - Bello il monumento ai Caduti, nella piazzetta "Vittorio Veneto", di fronte al Municipio, realizzato in quest'ultimi anni, per volontà delle Autorità Locali. Resti di una torre quadrata diruta del Castello Turio (forse di origine araba). 

La Chiesa Madre di Maria SS. Assunta, costruita in epoca bizantina. Nel terremoto del 10 Giugno del 1490, crollò riducendosi ad un cumulo di rovine, sulle quali fu riedificata, dal 1502 al 1508. Nell'interno si ammira l'artistica cappella, dedicata alla Vergine titolare, ornata di stucchi dorati e di celebri pitture, dove sono custodite tre opere di notevole pregio: la statua di San Nicolò Politi del Giuffrè, la tela raffigurante il Santo Eremita del Damiani (1539), e lo scrigno argenteo contenente le ossa del Santo, dello scultore catanese Paolo Quarna (1581). 

Altre pregevoli opere, tra cui tre tele raffiguranti Sant'Antonio Abate, i Santi Cosma e Damiano e San Bartolomeo del tortoricese Giuseppe Tomasi (1671), e un'altra tela rappresentante la Madonna col Bambino del Damiani (1531), si ammirano nella chiesa di San Pantaleone. 

Da segnalare ancora due pregevoli statue raffiguranti l'Immacolata e San Michele Arcangelo, nella chiesa dei Frati Minori Conventuali; un antico "Ecce Homo" nella chiesa delle Suore dell'Ausilio o dell'Orfanotrofio; l'altare maggiore in marmo, con grande tela raffigurante la Natività di Quarto di Regalbuto, nel Monastero delle Benedettine; una statua in marmo di Maria SS. della Catena, nella chiesa del Rosario; ed infine una pittura murale del Rogato, accanto all'ex Convento dei Padri Basiliani.
Zone Archeologiche Rocche del Crasto.

EVENTI ANNUALI

Festa patronale della Madonna dell'Assunta (3 maggio);
Festa del "Muzzuni", di origine pagana, dedicata alla dea Cerere (24 giugno);
Festa patronale di S. Nicolò Politi (15-18 agosto). Ad Aprile Fiera del Bestiame.

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