Posto nel cuore dei Nebrodi a circa 430 metri sul
livello del mare, Mirto, veniva denominato con privilegio di re Ruggero
datato 1134, Myirti o Myrtus. Il nome è probabilmente connesso alla presenza
dei mirteti di cui un tempo era ricco il territorio.
Della sua esistenza si ha notizia nel secolo XIII durante il regno di
Federico II che lo concesse a Vitale di Aloisio.Feudo di varie famiglie
nobiliari nei diversi secoli venne acquistato dai Filangeri, conti di S.
Marco, che nel 1643 divennero principi di Mirto. Fu in passato un centro
fiorente per la coltivazione del baco da seta e per la produzione di vino.
Fino a tutto il secolo XVIII vi fu un attivo artigianato del legno come
dimostrano alcune pregevoli opere ancora esistenti (cori scolpiti in legno,
cornici in legno dorato del '600 e del '700). Il reddito attuale proviene
quasi esclusivamente dall'agricoltura (uliveti, vigneti, agrumeti), da una
piccola industria per la lavorazione del marmo e da una fabbrica di
abbigliamento.
Mirto ha dato i natali a Padre Francesco
Cupani , dottore in Scienze Teologiche e celebre Botanico,
appartenente ad una ricca famiglia baronale. Dopo gli studi umanistici,
compiuti lodevolmente, si diede con amore a quelli della Medicina,
speranzoso, forse, di appagare in qualche modo la sua innata e forte
inclinazione verso le Scienze naturali.
Per lui "La Botanica non era soltanto una scienza ma anche un potente mezzo
di spirituale elevazione a Dio, la cui infinita sapienza vedeva splendere
anche nelle piante più umili", come dice un biografo. Da questo modo di
innalzarsi a Dio, forse maturò in lui la vocazione al Sacerdozio. Infatti
nel 1681, a 24 anni, entrò nel terzo Ordine Francescano.
Terminati gli studi di Filosofia e Teologia, come dice il Mongitore, "fu
decorato, dato l'acume del suo ingegno, della laurea dottorale e di
magistero"; ma non abbandonò mai i prediletti studi botanici. Spesso si rese
benemerito dell'agricoltura siciliana, diffondendo la conoscenza di molti
alberi fruttiferi, fra cui il mandorlo, che fu largamente coltivato per la
preziosità e gli usi molteplici del suo frutto. Nel 1692 assunse la
direzione del famoso orto Botanico di Misilmeri, che rese uno dei più
importanti d'Europa, attraverso la sua instancabile attività di studioso e
di ricercatore. Da qui egli dava riscontro ad innumerevoli lettere che dalle
più accreditate Accademie d'Europa e dai più noti scienziati riceveva, per
consigli e notizie.
Il Cupani è autore di interessantissime e lodatissime pubblicazioni. La sua
opera principale è "Pampilium Siculum", pubblicata nel 1713, tre anni dopo
la sua morte.
Mirto ha dato i natali anche allo scultore
Filadelfio Allò, autore della bella statua in legno di San
Lorenzo Confessore e di altre pregevoli opere; a
Francesco Cupani, eminente uomo di legge di vasta erudizione, che
occupò cariche di Giudice, di Consultore, di Presidente, di Direttore di
Vigilanza nella Sanità Pubblica e di Procuratore generale della Suprema
Corte di Giustizia; a padre Girolamo Cupani,
Abate dell'Ordine di San Basilio e maestro di Matematica, Filosofia e
Teologia; ad Antonio Costanzo, Giudice
della Gran Corte di Giustizia in diverse province e delicato cultore di
Poesia e di Letteratura, a cui si deve un ricco patrimonio di scritti in
gran parte inediti; a Luigi Costanzo,
Giudice della Gran Corte di Giustizia di Catania, delicato poeta ed illustre
letterato; al sindaco Felice Magrì ed al
figlio diciannovenne Luigi, caduti
durante la rivoluzione del 1860; al prof. Nino
Cassarò, laureato in Lettere Classiche, Provveditore agli Studi
di Catania, ed autore di un'antologia latina dal titolo "Primi Vere", e di
un "Commento alle Leggi di Platone"; a Padre
Antonino, al secolo Ricevuto,
detto "Il Provinciale", predicatore di chiarissima fama, conosciuto anche
all'estero e fondatore si dice del Convento dei Cappuccini.
All'entrata del paese di Mirto, si apre la via "Umberto", con le sue case
bianche e gialle, signoreggiate dalle chiese del Rosario e di Sant'Alfio.
In piazza "Vittorio Emanuele", centro geografico di Mirto, sorge la chiesa
di Gesù Crocifisso, con un minuscolo campaniletto a cupola, che le
conferisce una grazia tutta campagnola.
Caratteristico, a mirto, è il viale "della Rimembranza", diritto ed
alberato, col suo bel monumento ai Caduti, simboleggiato in un bronzeo
soldato in assetto di guerra.
Prospiciente al monumento, s'innalza la chiesa Madre, di stile gotico -
normanno, dedicata a Maria SS. Assunta. Belle le due colonne che sorreggono
il timpano della porta maggiore, su cui è scolpito un Angelo; bello, più in
alto, il bassorilievo, raffigurante il Padre Eterno; bello anche il portale,
sul lato Est, su cui sono scolpiti in bassorilievo i tre Santi (Filadelfio,
Alfio e Cirino), fra grappoli d'uva e ramoscelli di mirto. Nell'interno,
oltre ad alcuni quadri antichi (fra cui quello della "Cena", insigne lavoro
del pittore Giuseppe Tomasi di Tortorici), notiamo una bella statua in marmo
della madonna della Catena, della scuola del Gagini, e un Crocifisso,
meravigliosamente scolpito in legno, che viene portato in processione il
Venerdì Santo, ogni cinque anni, o quando si manifesta un'eccezionale
necessità spirituale. Ne sarebbe autore Fra Umile da Petralia. Nei pressi
della via "Umberto", sorge la chiesa di Santa Maria di Gesù, nel cui interno
si conserva un'altra bella statua in marmo della Madonna col Bambino Gesù,
scolpita da Giuseppe Gagini nel 1500. Nella contrada denominata "Loreto",
eretta su un'altura, la chiesetta dedicata alla Madonna omonima, è di una
semplicità tutta particolare, e contrasta con la ricchezza di verde
disseminato all'intorno.
Secondo un'antica tradizione, il tempietto fu costruito verso il 1500 per
voto di alcuni fedeli, scampati ad una tempesta di mare. |